Torno a voi con un nuovo libro in bocca.La copertina la trovate nella mia immagina Facebook, il resto è tutto nel sito dedicato.
Lo faccio, credo come sempre, con l'ambizione di spingere un ragionamento e di accendere un falò. Alcuni di voi che mi conoscono, sanno che l'accensione mi riesce più istintiva del ragionamento. oggi, credo, che la mia lucidità rischi davvero di essere una gabbia se non è sorretta da una passione, magari caotica, ma furente, sempre. Grazie a Dio la materia prima non mi manca. Proprio oggi mentre scrivo queste righe inciampo in un caso da scuola.
La FCC, l'authority americana delle comunicazioni, ha inibito la NSA, l'agenzia dello spionaggio elettronico, già denunciata dal giovane Snowden con le sue meritorie rivelazioni, a spiare i dati dei cittadini americani. Tutti felici e trionfanti. O meglio una gran mare di indifferenza della sinistra, in larga parte china a contare le preferenze nelle ultime elezioni. Fra i pochi che se ne sono accorti, grandi pacche sulle spalle.
Ma per cosa? Per vedere sancito il diritto delle aziende private a fare quello che il pubblico non può fare? Questo è infatti il senso di quella delibera: sancire la privatizzazione dei flussi di dati personali che Google, Facebook e gli altri Over the Top potranno continuare ad accumulare.
Una sconfitta culturale per la sinistra e politica per l'europa che si vede ancora schiacciata contro i monopoli dell'algoritmo che gli Usa sostengono e supportano.
Cosa c'entra tutto questo con il giornalismo? Tutto.
Il destino della stessa forma giornale, del briciolo di autonomia professionale che ancora abbiamo come professionisti dell'informazione in questi giorni si sta consumando definitivamente.
L'accordo fra Facebook e i grandi giornali globali, l'intesa che anche Google ha trovato con alcuni grandi quotidiani europei, fra cui l'Italiana Stampa, sta spegnendo ogni velleità. Nei prossimi mesi le notizie diventeranno semplice flusso nelle mani dei grandi social network che le distribuiranno in base ai propri profili di ognuno di noi.
Di questo parla questo nuovo libro. E lo fa in una forma che cerca di essere aperta. Come il precedente, Avevamo la Luna, che tutto sommato non è andato male per un saggio non scritto da un volto televisivo o una grande firma -oltre 4000 mila copie- anche questo nuovo libro, che Donzelli ha avuto la pazienza di mandare in libreria (arriva dopo il 10 giugno), è un libro multimediale, che si appoggia ad un sito e mediante i QR code, ossia i soliti quadratini a scacchi, permette ad ogni utente , più che semplice lettore, di sintonizzarsi sul blog di discussione o sui siti dei filmati e aggiornare dati e ragionamenti in diretta. Un libro permanente, che non si chiuderà mai.
Un libro che, come recita il sotto titolo, mira a dare un contributo "per non diventare sudditi di Facebook e Google".
Un libro che ambisce a promuovere una riflessione anche fuori le testate dove ormai il giornalismo si diffonde: negli enti locali, nella P.A. nelle aziende che fanno marketing , nell'associazionismo, nelle relazioni personale. Ovunque si comunica per promuovere o ricevere servizi o contatti. Ovunque si delega ad un algoritmo la propria vita. Lì deve riprendere a scavare la vecchia talpa per negoziare il software e creare nuovi soggetti comuni in grado di contestare la neutralità della tecnologia.
Grazie ai contributi che ho avuto, primo fra tutti quello di Giulio Anselmi, grande giornalista a cavallo fra ieri e domani, poi i ragazzi della cattedra di culture digitali dell'Università Federico II di Napoli che mi hanno accompagnato nella ricerca del nuovo che avanzava, e ancora chi come Gianfranco Zucchi, Fabio Pulcini, Rocco pellegrini mi spinge ad essere rigoroso, documentato, adeguato nelle soluzioni tecniche.
Tutto questo vi propongo per continuare il gioco di sempre: pensare e discutere insieme. Se avete voglia magari anche leggerlo e trovare anche qualche occasione per ritrovarci in una discussione comune in giro per il paese.
Sapendo che come diceva Alan Turing "l'innovazione cresce sempre lungo l'incerta linea che separa l'iniziativa dalla disubbidienza" e di disubbidienza, almeno, qualcosa sappiamo.
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